T.O.W.A.

the other wood avalanche - a site specific project

foto Franz Vogl


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Premesse sul progetto TOWA - lettera aperta agli abitanti della Valle del Rosspach


Nel progetto “Wood Avalanche” che abbiamo messo in atto in Val di Fiemme per un folto gruppo di neo laureati/studenti delle Accademie italiane, siamo partiti dal presupposto che il legno stia alla Val di Fiemme come il microchip sta alla Silicon Valley.

Ogni versante del territorio Fiemmese è pensato per essere sfruttato nel miglior modo possibile, ciò che vediamo è frutto di millenni di lavoro dell'uomo per piegare, in qualche modo, la natura a proprio vantaggio. Nulla di nuovo sul fronte Orientale direte voi, ma la Val di Fiemme, senza i suoi boschi, meglio, senza il suo legno, non sarebbe la Val di Fiemme, ci sono realtà che vivono anche senza il bosco, o meglio, non lo considerano il perno centrale dell'economia di un territorio, per la Val di Fiemme sarebbe impensabile.

Nello scorgere il vostro territorio le cose cambiano, niente abeti alti 50 metri, non so neanche se la vostra toponomastica sia così legata al legno, da noi “Toal da le scandole, Bosch da le bree, Sarcine (architrave in larice), I zirmes” sono solo alcuni dei nomi che ricorrono un po in ogni paese della valle, ogni luogo ha le sue peculiarità: l' esposizione solare, il terreno che lo compone, gli animali che vi ci abitano, tutto contribuisce a favorire la crescita di una determinata pianta dominante, sia essa Abete, Larice, Pino o Cirmolo. Le latifoglie sono tenute in scarsa considerazione, buone a fare legna, manici e poco più, ora, ma quando le cose erano diverse, quando ogni arnese era fatto di legno, ogni cosa era di legno, e ogni legno, in base alla sua elasticità, peso o resistenza, aveva la sua funzione, betulle, frassini, sambuchi, faggi, noccioli, ontani, avevano il loro spazio, la loro ragion d'esistere, ma a Venezia chiedevano conifere, intere montagne ricoperte di latifoglie furono rase al suolo per fare carbone, e al loro posto comparvero magicamente le conifere, che sarebbero comparse comunque ma con tempi e modalità diverse. Il doge aveva fame.

Ma ritorniamo al vostro territorio, la biodiversità di alberi che vi ci abitano probabilmente noi ce la sognamo di notte, niente monoculture, niente confini tirati col righello, il tutto sembra mixato da altri che non siano uomini. Eppure chiamate bosco anche quella cosa che noi definiremo caos informe,“spezigna”, quello spazio con alberi spesso senza nomi...faggio?frassino?acacia? Boh...eppure s'intravedono ancora i muretti di vecchie coltivazioni, cosa ci fanno li i muretti a metà di un pendio? Cosa è andato storto? Perchè il legno non è diventata anche la vostra fonte di reddito? Che cosa significa per voi il bosco? E che cosa significa avere un bosco che non dia reddito attraverso il legno ma semplicemente abbia ragion d'essere “solo” per il fatto di essere un bosco? In fondo viviamo d'aria.

Quello da cui vorremmo partire è proprio questo bosco “altro”, che poi il bosco "altro" sarebbe il nostro, il vostro è quello originale, seppur palesemente giovane, ma per noi è veramente diverso, strano, il vostro bosco.

Potremmo chiamare il nostro intervento “The other wood avalache” TOWA? Quella valanga di semi d'albero che una volta abbandonati i pendii coltivati si è abbattuta su tutto il vostro territorio? Che senso può avere abbandonare un territorio? La popolazione mondiale cresce a dismisura tutti i santi giorni, tutti i governi si fanno la guerra per nuovi territori, e voi potete ancora permettervi luoghi abbandonati...credo che sia un lusso non da poco, uno scrigno da far conoscere, certamente, ma solo a chi se lo merita.


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Intervento TREEFISTERS Svelare il paesaggio attraverso la maschera 

Dedicato a l' 'Om Selvadech, per scoprire quale potrebbe essere la rappresentazione contemporanea di questa figura mitologica. Negli ultimi decenni il bosco della Valle del Rosspach è strutturalmente cambiato: contemporaneamente all'abbandono dei campi coltivati e il progressivo crollo dei muri a secco sta crescendo una vegetazione rigogliosa che si riprende gli spazi creando nuovi sistemi ecologici. I partecipanti saranno invitati a raccogliere oggetti naturali e artificiali per costruire le maschere del nuovo uomo selvatico, figura mitologica che si rincorre in tutto l'arco alpino e non solo, colui che insegnò agli uomini l'arte della caseificazione, una nuova mitologia adattata al contemporaneo, dove le linee di confine tra campi e bosco non sono più tracciate da muretti a secco, dove la plastica insidia le radici dei faggi, dove l'incontaminato è contaminato, dove l'abbandonato ritorna a essere il vitale primario, quello dei cacciatori raccoglitori, semplicemente un curato da altro con regole altre, omesse ma mai dimenticate.





Bibliografia di riferimento

2019.  Cesare Poppi, Saggi di antropologia ladina e alpina, I ,Vigo di Fassa, Istituto Culturale Ladino “Majon di Fascegn”.
2019.  Lucius burckhardt,  Il falso è l'autentico. Politica, paesaggio, design, architettura, pianificazione, pedagogia - Quodlibet collana Habitat.
2014.  Paolo D'Angelo, Filosofia del Paesaggio,  Quodlibet collana Bis 


foto Davide Ondertoller





Immagini di riferimento

Partendo dalla tradizione antropologica di Africa, Giappone, Alpi passando per Sardegna e Germania sfociando nell'arte contemporanea...











Raccolta immagini ed oggetti sul territorio (Guardia/Stelderi/Rosspach)

foto Franz Vogl + Davide Ondertoller

interruzioni/confini/squarci
oggetti alieni di fiume
passamano per rampa
confini immaginari
skatepark abbandonato?
passaggio segreto
passaggio segreto 2
Rosspach
accenno di bosco coltivato
casa artificiale
casa artificiale 2
R.I.P.
fruttifere
underground
mela
mela marcia
valico
Vaia
Rosspach
Faggio
Confini
Bottino 1
Bottino 2 
Bottino 3





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Svelare il paesaggio - Om Selvadech - A.D. 2020 - Valle del Rosspach

foto Mirko Piffer












Un ringraziamento all'Associazione Rosspach per il loro impegno nel tenere vivo il loro territorio, e un grazie perchè ci ha voluti per partecipare al loro progetto "Radure", (progetto d'indagine del loro territorio attraverso linguaggi contemporanei), alla quale abbiamo proposto il nostro progetto T.O.W.A. redatto e portato avanti assieme a Roberta Segata ( fotografa e videomaker che ha proposto T.O.W.A. attraverso la fotografia con "il peso dell'uomo nel paesaggio", per indagare attraverso la fotografia, il rapporto tra figura umana e territorio) e Alice Zottele (responsabile della Sezione Didattica presso il Museo d' Arte Contemporanea di Cavalese che ha proposto per T.O.W.A. esercizi di scrittura e narrazione col filtro dell' osservazione del paesaggio addentrandosi attraverso sentieri dimenticati nel difficile campo del racconto scritto).

























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